mercoledì 11 novembre 2009

Ah Boh

Il nostro Paese assiste all’ennesimo imbarbarimento dello scontro, che nulla ha a che vedere con la politica, e in mezzo ci finisce per l'ennesima volta una donna

Mara Carfagna

Ebbene si, signori miei, hanno avuto la malsana, faziosa, morbosa, brigatista, terrorista, idiota idea di fare un fumetto su Giorgia Meloni, un Ministro della Repubblica Italiana.



lunedì 9 novembre 2009

martedì 3 novembre 2009

Come impararono a non preoccuparsi e ad amare il libero mercato

"La presenza del crocefisso, che è impossibile non notare nelle aule scolastiche, potrebbe essere facilmente interpretata dagli studenti di tutte le età come un simbolo religioso. Avvertirebbero così di essere educati in un ambiente scolastico che ha il marchio di una data religione. Tutto questo potrebbe essere incoraggiante per gli studenti religiosi, ma fastidioso per i ragazzi che praticano altre religioni, in particolare se appartengono a minoranze religiose o sono atei. La Corte non è in grado di comprendere come l'esposizione, nelle classi delle scuole statali, di un simbolo che può essere ragionevolmente associato con il cattolicesimo, possa servire al pluralismo educativo che è essenziale per la conservazione di una società democratica così come è stata concepita dalla Convenzione europea dei diritti umani, un pluralismo che è riconosciuto dalla Corte costituzionale italiana."

Questa è la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, che ha accolto il ricorso presentato da una cittadina italiana, Soile Lautsi Albertin, nel 2007.
I miei informatori, coadiuvati dal Mossad, i servizi segreti russi, il dottor Stranamore e dal club delle giovani marmotte sono stati sguinzagliati per Strasburgo per capire come mai questa decisione sia stata presa. Pare, mi riferisce il Dr. Stranamore tramite il telefono rosso, che i sette giudici autori della sentenza, Francoise Tulkens, Vladimiro Zagrebelsky, Ireneu Cabral Barreto, Danute Jociene, Dragoljub Popovic, Andras Sajò e Isil Karakas, siano stati per due anni indecisi, ma non appena Tito Boeri, Paul Krugman e Oscar Giannino gli hanno segnalato l'articolo sulla "Concorrenza (s)concordataria" scritto da me e Scrooge (soprattutto lui) per Mp News (e postato anche qui) abbiano compreso la necessità di liberalizzare il mercato della fede e hanno preso questa decisione (che in apparenza ha poco a che fare con le nostre proposte) come insospettabile apripista per strutturali riforme liberalizzatrici da attuare in un prossimo futuro nell'ambito del mercato della fede. Lo scannamento etico che si è acceso perde quindi la sua ragion d'essere vista la natura puramente microeconomica della decisione della corte di Strasburgo, avvallata solo dopo aver ben consultato il capitolo di Bowles sul primo e secondo teorema dell'economia del benessere.

lunedì 2 novembre 2009

Io so che tu non sai

Quando fai incazzare un filosofo questi comincia a mandarti a fanculo, offenderti scurrilmente, uscirsene con un "Ma te che ne sai, idiota? Ho ragione io che sono un filosofo" (capovolgendo inconsciamente la massima socratica del filosofo che sa di non sapere). Seguono gesti scocciati e matteggi degni di un bambino a cui hanno fregato il panino con la nutella.
Se non mi credete confrontate questo recente articolo:

«Non intendo più candidarmi a nulla. Nel 2010 non farò più il sindaco di Venezia, né il deputato. Basta. Quante volte occorre essere sconfitti in una vita?». Massimo Cacciari si ritira? «Continuerò a dire la mia, ma non accetterò più impegni organizzativi. Ho già dato, serve realismo. Trent'anni fa speravo con altri di poter imprimere una svolta al Pci. Poi ci ho provato con Occhetto, quindi con il partito dei sindaci, con l'Asinello di Prodi, con la Margherita e infine con il Pd. Quel che ora dice Rutelli io l'avevo detto molto tempo prima. A chi dovrei continuare a predicare?».
E guidare il movimento di Rutelli?
«Ma quando mai mi si è offerto di guidare qualcosa? E comunque non me ne frega niente, il potere mi fa ridere. Stimo Tabacci e, a Rutelli, mi lega una affettuosa amicizia. Condivido la sua scelta, ma io con l'Udc non ho nulla a che vedere. Né con gli altri».
Cioè il Pd di Bersani?
«Gli auguro successo, ma sarà la cosa 2, 3 o 4 di D'Alema. È un dramma quel che si profila nel Pd. L'intesa col centro è inevitabile e 'sta frittata qui, un centrosinistra da prima Repubblica che è il vecchio disegno di D'Alema, non mi interessa culturalmente. Anche se è l'unica via per sconfiggere Berlusconi».
Trovi lei un'altra via.
«E cosa dovrei fare? Più di come mi sono fatto il culo in questi anni? Nessuno mi ha mai filato, anche se ho avuto sempre ragione. In politica bisogna essere a tempo e non in anticipo, a 65 anni ho capito che non sono capace di fare politica. Il mio amico D'Alema sì, che è capace».
Ha mediato con Rutelli.
«Non sento D'Alema da quando avevo i calzoni corti, ma so per certo cosa gli ha detto. "Ti capisco, Francesco. Fai il centro e ci incontreremo in una bella alleanza"».
D'Alema potrebbe diventare ministro degli Esteri Ue.
«Sì, dopo aver rimestato nel pollaio in modo tale da diventarne l'ambasciatore più rappresentativo... È lo stesso film del '98, quando D'Alema nel casino generale fa un bell'accordo fuori dal centrosinistra e diventa premier».
Rimpiange Prodi?
«Macché, lasciamolo perdere Prodi. Veltroni sì che aveva idee, ma non ce l'ha fatta per limiti personali e incapacità organizzativa. Fassino e Rutelli erano autenticamente per il Pd, sono stati generosi e nemmeno loro ce l'hanno fatta. Casini? Anche lui non ha capito nulla».
Le Regionali: un bagno?
«Non è detto. Bersani può anche tenere, Pd e centro assieme potrebbero fare meglio che alle Politiche».
La Bindi accusa Rutelli di pensare al se stesso.
«Vada a spasso. Ci vorrebbe un libro per raccontare i disastri che ha fatto la Bindi».
Quanta amarezza...
«Macché amarezza, una liberazione. Non vedo l'ora di tornarmene all'università».


E questo vecchio video:


mercoledì 28 ottobre 2009

In italia il blogger va di moda da molto tempo

Saviano ha detto:
Se apri un giornale straniero vedi principalmente una cosa: fatti.
Se apri un giornale italiano vedi principalmente una cosa: politica.
Questa riflessione mi ha ricordato l'incontro con David Randall sul ruolo del giornalismo al festival di Internazionale dell'anno scorso. Al giornalista inglese era stato chiesto se nel futuro il mestiere di blogger avrebbe rimpiazzato quello del giornalista. Lui rispose che a differenza dei blogger i giornalisti si occupano (o si dovrebbero occupare) di una sola cosa: facts, not opinions. Poi ha chiesto alla sala: "alzi la mano chi ha un opinione sulla guerra in Iraq". Immediatamente un proliferare di manine. Poi ha chiesto "alzi la mano chi ha notizie inedite su ciò che sta accadendo in Iraq". Neanche una manina. E ha continuato: "Vedo che ci sono moti potenziali blogger e nessun potenziale giornalista. Nel futuro non potremo solo avere opinioni ma serviranno anche fatti a cui riferirle. Chiunque può avere un opinione e spesso la maggior parte non è affatto interessante o originale. Il giornalista ha invece il compito di portarti a vedere quello che c'è fuori dalla finestra".

domenica 25 ottobre 2009

"Non sono stato io"

Marrazzo andava con i trans, con l'auto blu guidata dall'autista, in un appartmento di un condominio pieno di gente e strafamoso, pagava con gli assegni ed è stato filmato due volte. Mi chiedo quanto si sia stupito che qualcuno sia riuscito nella titanica impresa di incastrarlo.

venerdì 23 ottobre 2009

Irrazionalpopolare

Quando si abolisce qualcosa si deve riflettere su come mai si è istituito e se adesso quel qualcosa non ha più ragione di continuare ad esistere. Il punto allora è: come mai una "imposta che, andando a colpire il reddito al lordo del costo del personale, grava in particolar modo su imprese ad alta intensità di manodopera riducendone la redditività" è stata istituita in un paese che fa spesso vanto dell'importanza delle (micro)imprese di manodopera che lo sostengono economicamente?

La mia dichiarazione interessante del giorno

Io leggo i giornali su internet. La pagina iniziale del mio Firefox è sempre stata Repubblica.it, che offre una gamma di notizie, ipertesti e colonnini morbosi più che soddisfacente come avviamento alla navigazione e alla scoperta dei fatti del giorno. Da qualche settimana la pagina iniziale è cambiata ed è diventata corriere.it: non perchè abbia migliori giornalisti, notizie, grafica o colonnini morbosi (soprattutto in questi ultimi Rep. è imbattibile). Mi ero scartavetrato i testicoli di vedere la faccia di B. ogni volta che aprivo Internet.

mercoledì 21 ottobre 2009

Drughi are coming

Due anni fa otto adolescenti hanno stuprato una coetanea. Oggi nel loro paese tutti li difendono dicendo che sono bravi ragazzi e che la colpa semmai è della ragazza.


domenica 18 ottobre 2009

Mobbasta veramente però

Più che di intimidazione mafiosa credo che il servizio di mattino 5 sul giudice Mesiano sia frutto di un delirante tentativo mediasettano di emulare uno dei migliori trailer di Maccio Capatonda.
(Incomprensibile però è Can't stop dei RHCP di sottofondo).






sabato 17 ottobre 2009

Piccoli blogger crescono

Ho scritto una cosa con un mio amico:

Nello scorso agosto si è molto discusso di una sentenza del Tar del Lazio riguardante il ruolo dei docenti di religione nell'attribuzione dei crediti scolastici. Il Ministro Fioroni nel 2007 aveva stabilito che i “docenti che svolgono l’insegnamento della religione cattolica partecipano a pieno titolo alle deliberazioni del consiglio di classe concernenti l’attribuzione del credito scolastico agli alunni che si avvalgono di tale insegnamento”. La sentenza ha ribaltato tale impostazione. Giusto il tempo di far infuriare le polemiche su giornali e televisioni e la 'toppa' è pronta. Il 19 Agosto il ministro Gelmini, con un provvedimento retroattivo, ri-stabilisce che “l’ora di religione concorre all’attribuzione del credito”.

L’ora di religione è comune in molti paesi europei, anche se può differire la modalità di approccio: etico, storico o para-catechistico. In Italia, dopo la riforma Ermini nel 1955, si orientò l’ora di religione in un senso spiccatamente confessionale e per molto tempo essa è rimasta obbligatoria. Solo nel 1984, con il “nuovo Concordato” firmato da Craxi, venne meno l’obbligatorietà di questo insegnamento e si definì il seguente requisito: nelle scuole secondarie di primo e secondo grado l'insegnamento della religione cattolica può essere affidato a chi abbia conseguito un titolo accademico in facoltà o istituti approvati dalla Santa Sede o abbia compiuto il regolare corso di studi in un seminario maggiore. Tuttora il 30% dei docenti di religione nelle scuole pubbliche viene nominato dalla Curia diocesana, mentre il restante 70% è nominato dall’Ufficio Scolastico Regionale d’intesa con l’Ordinario Diocesano . Rimane dunque competenza - spesso in maniera esclusiva - della Chiesa l’organizzazione di una materia didattica (facoltativa) insegnata nelle scuole statali.

In un'ottica squisitamente micro-economica, il Primo e il Secondo Teorema dell'Economia del Benessere esplicitano lo stretto legame tra un contesto concorrenziale e l'ottenimento dell'efficienza Paretiana. I due assunti sottintendono alcune condizioni preliminari, ma sono largamente condivisi dai sostenitori del liberalismo nelle sue varie sfaccettature: l'abbattimento di privilegi (o prerogative) migliora il livello di concorrenza, e questo dovrebbe accrescere l'efficienza del sistema. Grazie ai contributi del Premio Nobel per l'Economia Gary Becker la logica dell'individualismo metodologico si è estesa (ed è estendibile) a ogni campo e comportamento umano, anche alla domanda e offerta di Fede religiosa, come ha ben spiegato in molti suoi lavori Laurence Iannaccone. Non trovano, quindi, giustificazione frizioni all'agire paritario degli individui dovute a privilegi assegnati dallo Stato a uno o ad altri operatori, neanche nel 'mercato religioso'.

L'obiezione comune è quella che l'ora di religione è facoltativa. Come contro-obiezione si fa notare che l'alternativa non rave; tra insegnamento della religione cattolica o insegnamento di ogni altra religione (circostanza tra l'altro impraticabile), ma tra religione cattolica o 'niente'. E' come se in un mercato l'alternativa fosse tra il servizio offerto da un operatore (si pensi a campi come telefonia, energia, trasporto o altro) o il non servizio. E' chiaro che tale alternativa prefigura una forma netta di distorsione di mercato (tipicamente il monopolio); e questo vale anche per l'ora di religione.

Una tesi avvallata anche da Pasquale Annicchino su uno dei blog italiani più liberisti dell'etere, dove si domanda “cosa è il Concordato se non un monopolio legalmente sostenuto (come i brevetti, per intenderci)”? Non è il monopolio in sé che interessa a noi, ma le barriere alla contendibilità del mercato nella forma di prerogative previste dal Concordato. In tal senso, Giuliano Ferrara su Il Foglio avanza un'interessante proposta: “Il Papa restituisce allo stato le sue prerogative concordatarie in materia di insegnamento religioso [...] e lo stato spezza il monopolio culturale antiliberale costituito dalla scuola unica pubblica e dal suo mito”. Una proposta che per quanto espresso prima non può che essere condivisibile. Una volta garantito tutto ciò che è meritorio dal punto di vista collettivo (es. scuole in zone periferiche o piccoli comuni), è necessario, dunque, aprire il mercato al finanziamento pubblico delle scuole sia statali che private secondo parametri chiari e verificabili di qualità dell'insegnamento in un contesto dove, necessariamente, vengono abolite le prerogative del concordato.

Riteniamo, in conclusione, che una sana concorrenza sarebbe salutare anche alla Chiesa, sempre meno capace di 'competere' efficacemente con altre religioni che, mancando di rendite di posizione, sono più dinami che e attive sul mercato della Fede.

mercoledì 14 ottobre 2009

Raschiando la bara

E' dal 24 Luglio che non aggiorno il blog. Non c'è stato niente di interessante da raccontare, proprio niente. Interrompo ora il silenzio per segnalare quindi un fatto di elevatissima importanza, che segnerà profondamente la mia vita e la nostra epoca: più delle crisi, più dei nobel, più delle escort, più dei lodi, più di tutto insomma.

Mi sono comprato il mio primo MacBook.

venerdì 24 luglio 2009

Rousseau was right!

Eccoci ad un nuovo capitolo della serie "bada te quanti punti di contatto ci sono tra le moderne teorie scientifiche e le seghe mentali che qualche filosofo si è fatto un paio di secoli fa".
E' stata scoperta una fossa comune in Sudan contenente 24 scheletri con segni di accetta e crani schiacciati. Risale a circa 12-14 mila anni fa, mentre le tracce di coltivazione dei campi arrivano al massimo a diecimila anni, ed è probabilmente la più antica prova di un conflitto tra gruppi umani. L'antropologo Braian Ferguson afferma che prorpio lo sviluppo dell'agricoltura ha prodotto il moltiplicarsi delle guerre. Con un forte interesse per la terra, i depositi di cibo, gli oggetti preziosi acquisiti con il commercio, i gruppi non potevano più evitare i conflitti spostandosi, come fanno i popoli nomadi. Pare infatti che le 74 culture pacifiche che non hanno mai fatto una guerra sono in prevalenza quelle dei popoli nomadi di cacciatori-raccoglitori. Sembra quindi che il conflitto non sia una caratteristica insita nella natura umana, ma una conseguenza dello stile di vita adottato.
Il francesissimo Jean-Jacques Rousseau, nel "Discorso sull'origine e i fondamenti dell'ineguaglianza tra gli uomini" del 1755, sostiene che le guerre nascono insieme alla società che a sua volta si fonda sulla proprietà privata. Quest'ultima nasce con l'invenzione della metallurgia e dell'agricoltura, le quali si alimentano a vicenda: il metallo permette un'agricoltura più produttiva e maggior cibo permette a più persone di lavorare al metallo. Nasce così l'interdipendenza e dall'agricoltura segue la divisione delle terre. A questo punto subentrano le differenze individuali, di capacità e ingegno, che permettono ad alcuni di produrre di più e ad altri di meno. Nascono quindi i poveri e i ricchi. Per tutelare il loro vantaggio i ricchi istituiscono il diritto, il cui compito è salvaguardare la proprietà e istituzionalizzare una diseguaglianza che non è insita nella natura dell'uomo ma si è sviluppata, come abbiamo visto, con la nascita dell'agricoltura. Partendo dall'eguglianza si è così arrivati al disordine e al diritto del più forte, cioè a uno stato di guerra permanente.
Rousseau diceva queste cose 254 anni prima delle teorie di Ferguson.

mercoledì 22 luglio 2009

Idee in movimento

Vi racconto una storia.

Io e Alberto avevamo 15 anni e frequentavamo due scuole diverse. Entrambi eravamo interessati al giornalismo e alla politica con quell'approccio sessantottino derivante dalle LGRIPG definite da Coppola (Linee guida per una rivoluzione individualistica a passo di gambero), che andavano molto forte tra noi quindicenni rocckettari. Eravamo entusiati delle possibilità di cambiare le cose e del ruolo prometeico che avremmo avuto nell'imminente rivoluzione cultutrale (sigh!). Deicidemmo presto di passare dalle parole all'azione e dopo un paio di chiaccherate via chat definimmo il nostro progetto: fondare un giornale di controinformazione indirizzato ai nostri coetanei e diffonderlo nelle scuole. Avremmo cominciato con i nostri licei ma poi la cosa si sarebbe ingrandita fino ad avere un respiro provinciale, regionale, nazionale, mondiale.
Decidemmo il nome, "Idee in movimento", e la linea editoriale. Un'avvocatessa amica di Alberto avrebbe dato il suo contributo con un articolo sulla Bossi-Fini, inoltre molti ragazzi ci avrebbero fornito articoli sulla nostra generazione (troppo critici), recensioni musicali (anacronistiche), propaganda antiberlusconiana (male argomentata). Il tutto seguendo le LGRIPG. Nonostante tutte queste cose mi fanno sorridere ripensandole oggi, all'epoca eravamo decisi e convinti nella nostra missione di risveglio delle coscienze.
Era tutto pronto: gli articoli c'erano, i redatttori (noi due) pure; mancava solo di trasformare la potenza in atto. Qui giunsero i primi problemi. Eravamo idealisti si, ma le nostre ideologie dovevano convivere con le esigenze adolescenziali e con l'impegno scolastico. La pubblicazione venne rimandata di settimana in settimana. Alberto mi contattava per chiedermi a che punto fossi con l'impaginazione e io rispondevo che in quella settimana avevo dovuto studiare per il compito di matematica o che gli allenamenti di basket mi avevano impedito di dedicarmi al nostro progetto. Lui era più motivato di me, oltre che meglio organizzato con la scuola, e aveva un indole più pragmatica. Un giorno mi disse "Entro giovedì pubblichiamo altrimenti muore tutto". Io risposi che si, andava bene, per giovedì avrei finito e stampato tutto, anche se sapevo che la mia debole volontà non me lo avrebbe permesso. Così Alberto decise di fare per conto proprio, stampò un collage di alcuni articoli che avevamo pronti e lo distribuì nella sua scuola. Presto decise di inserire un po' di cronaca scolastica nei numeri seguenti, fino a quando si stancò di vedere il prodotto del suo sudore ignorato e accartocciato. "Idee in movimento" finì così velocemente così come era iniziato. Gli errori furono:
1) Un progetto troppo ambizioso, difficile da realizzare anche con l'impiego di tutte le forze disponibili
2) Scarsa volontà e possibilità di utilizzare anche un quinto delle forze disponibili
3) Eccessiva preparazione e mancata attuazione di ciò che era stato elaborato
4) Insistenza nel continuare un progetto ormai fallito

Di certo fu un'esperienza importante, formativa e spesso divertente. Solo che dovevamo farla finita prima, non continuare a perdere del tempo e magari dedicarci a un nuovo progetto meno ambizioso o ritornare a fare le nostre cose. Presto ci accorgemmo che tutto stava morendo ma testardamente pensammo che le cose si sarebbero aggiustate da sole. Dovevamo chiudere tutto prima. Intere settimane furono sprecate.

Ora vi propongo di:
- sostituire il soggetto "Idee in movimento" con il soggetto "Partito Democratico"
- fare qualche aggiustamento e deduzione
- comunicarmi se notate qualche somiglianza

Grazie

martedì 21 luglio 2009

Apologia

Le ragioni per cui questo blog viene aggiornato raramente:

1) Blogger è oltremodo lento
2) Se devo scrivere due righe o postare una foto o un video uso il più pratico tumblr
3) E' estate
4) Non accade niente di interessante
5) Anche se accadesse io sarei sulla spiaggia
6) Dopo 13 anni di scuola l'autore del presente blog ha deciso di prendersi un mese di totale fancazzismo
7) Nell'ultima settimana sono stato fuori casa a vedermi più di 20 concerti
8) Non ci provate non ho voglia di raccontarli (anzi l'ho già fatto)
9) Mi sveglio alle 14.00 circa
10) Di questi tempi ho anche smesso di leggere i blog degli altri (google reader segna 432 elementi non letti)

Spero che questo basti per farmi perdonare.
A presto (ma anche no).

lunedì 6 luglio 2009

Controproducenti

Oggi sono andato a vedre l'orale di un mio amico che fa il classico. Era preparatissimo e non ha avuto alcuna esitazione rispondendo a tutte le domande. Questo lo dico perchè lui è sempre preparato ma in realtà l'esame l'ho seguito poco. Mi sono invece concentrato sul presidente di commissione, un tipetto milanese insegnante di storia dell'arte. Camicetta bianca sbottonata al punto giusto, infilata nei pantaloni rossi e attillati, capelli abbastanza lunghi, castani e scompigliati. Parlantina sciolta, tono altezzoso e poca logica nei ragionamenti. Esteticamente non dice niente ma sono state rivelatrici alcune battutine con cui ha interrotto il mio amico durante l'esame.

- Questa frase "se sento parlare di cultura prendo la pistola" è di un nazista. Oggi la pronuncerebbe Borghezio

- Nerone diede la colpa ai cristiani perchè non c'erano ancora i comunisti

- Magari Alfano avesse l'intelligenza di Tacito

Queste tre affermazioni mi hanno permesso di inquadrare perfettamente il soggetto: mancato intelletuale sinistroide, presuntuoso e monomaniacale nella sua riflessione politica e culturale. Il classico tipo che la domenica legge l'editoriale di Scalfari e il lunedì va a scuola sentendosi un vate che ha il compito di indirizzare le coscieneze dei suoi allievi nella direzione più congeniale a una società (per lui) perfetta. E' il tipo di insegnante che 3/4 degli studenti si ritrova e che con la sua retorica antiberlusconiana fa vincere a Berlusconi le elezioni da 15 anni. Perchè? Perchè i giovani si sa sono intolleranti alle autorità. La più soffocante e oppressiva di queste è la scuola che impone nel momento della vita in cui siamo più indisposti all'imposizione. Chi impone sono questi insegnannti convinti assertori di materialismo storico e dialettico. Chi è d'accordo per ragioni di contesto familiare gode, gli altri (chi per contesto familiare non è d'accordo ma anche chi magari non ha opinioni definitive sul mondo) si arrabiano perchè a loro viene imposta Una realtà in cui sono etichettati buoni e cattivi. La maggior parte degli studenti ingoia i dettami ma poi sfoga la sua rabbia nella cabina elettorale, dove può compiutamente vendicarsi dando autorità a ciò che per lui rappresnta l'antitesi delle autorità adolescenziali. Per il prof in pantaloni rossi e tutti quelli come lui un bell'applauso!

lunedì 29 giugno 2009

De profundis

Sono secoli che non mi faccio sentire. Dovete sapere che qualche potere forte mi relega in aule afose a fare queste cose:

mercoledì 10 giugno 2009

Tagliate la testa al re

Io le analisi sul voto non le faccio e non le leggo. Primo perchè mi annoiano. Secondo perchè ognuno ha il suo modo di intendere i risultati e io non ho strumenti per capire quale sia il più corretto.
Mi limito a constatare.
La cosa più interessante che è emersa è la marea di voti che ha preso Debora Serracchiani: 144.558. Sono 44 mila in più del secondo classificato nel Pd, Vittorio Prodi. Per non citare lo scarto di oltre 60 mila preferenze con il capolista Berlinguer.
Allora si può dire quello che si vuole sulla Serracchiani: che è impreparata, una venduta, una mezzasega et cetera. Però il candidato "nuovo" (o inattuale, come direbbe Francesco) era lei e lei ha preso più voti di tutti.
Io, come ho già detto non faccio riflessioni. Le riflessioni dovrebbe farle il Pd, che dopo aver preso una tronata colossale a europee, provinciali e comunali (dopo i ballottaggi sarà ancora peggio ), dovrebbe ripartire dal buono che ha fatto e ottenuto e che è rappresentato solo ed esclusivamente da lei: Debora Serracchiani, intesa come simbolo di rinnovamento e azzeramento della classe dirigente, non come persona o politico.

martedì 9 giugno 2009

Schematismo cretino


Oggi hanno proiettato in aula magna un filmato realizzato dai tra ragazzi del nostro istituto che sono andati con il treno della memoria ad Auschwitz.
Era ben fatto, con belle musiche e commenti strappalacrime. Una cosa ordinaria, ma, ripeto, ben fatta. Mentre tornavamo in classe mi è giunto all'orecchio il commento:
"Alla fine potevano anche metterci la scritta Vota Pd".
Non ho capito chi lo abbia detto, e poco mi interessa.
Vorrei invece dire che questa tendenza a partitizzare tutto, a vedere la dicotomia destra-sinistra, pd-pdl in ogni angolo della natura, mi sta un pochino sulle palle. Mi ricorda lo slogan sessantottino "Il personale è politica" quando per politica si intendeva, invece, ideologia politica e appartenenza politica. E' un modo un po' cretino di schematizzare le cose per appioppare a tutto l'etichetta 'destra' o 'sinistra' e in base alla propria fede distinguere buoni e cattivi. Poi ci si fa spesso alfieri dell'antipoltica e dell'antipartitocrazia, quando invece la presenza dei partiti nella mentalità e nel modo di riflettere è radicata profondamente.
E' vero che su tematiche come l'olocausto c'è un tartassamento da parte degli insegnanti che vogliono per forza farti impietosire, proprio fino a che non hai i lucciconi, e che invece ha l'effetto di rendere insensibili al fatto. Non dico che è sbagliato parlarne, ma bisognerebbe trovare metodi più efficaci.
E' vero anche che la tendenza sinistroide della maggior pate dei corpi deocenti contribuisce in parte a generare orde di fascistelli.
Ma dire che difendere l'olocausto è una "cosa da Pd", mi pare esagerato.

lunedì 8 giugno 2009

Poll

Vincon le elezioni europee: Lega Nord, Italia dei Valori e La Repubblica

Perdono le elezioni Europee: Popolo delle libertà, Partito Democratico e Il Giornale

giovedì 4 giugno 2009

Io sto con lui

Io sono heideggeriano convinto, credo nell’evento, nell’incontro. La mia ontologia è lontana chilometri dallo schematismo trascendetale di rifondazione comunista.

mercoledì 3 giugno 2009

Atto unico di molteplici insegnamenti


Atto I

Scena I


11:55. Liceo scientifico. Il professore di Scienze della terra è appena entrato in classe con fare scocciato e si è seduto alla cattedra. Un alunno, provato dalle altre quattro ore di lezione, decide di prendere tempo cercando di discutere di politica con il professore. Appena il professore apre il registro il ragazzo lo incalza con una domanda.
ALUNNO: Professore allora chi vota a queste europee?
PROFESSORE (Scocciato e sbrigativo): A me non interessano. Darò un voto di protesta agli estremisti, come sempre.
ALUNNO: Perchè, in passato che voti di protesta ha dato?
PROFESSORE: Bah, ho votato per tanti, anche per Pannella.
ALUNNO: Accidenti, e questa volta chi sarà il fortunato? Ferrero?
PROFESORE (stizzito): Per carità: Io ero in piazza quando i carri armati arrivarono a Praga, lo sai?! E loro che dicono: eh... si... gli operai... la lotta di classe...Ma stiamo scherzando? Aho!
ALUNNO: Allora chi? Vendola?
PROFESSORE: Ci sono gli estremisti anche dall'altra parte.
ALUNNO (preoccupato): Vuole votare Forza Nuova?
PROFESSORE: Mah... Forza Nouova non so che storia ha, da dove viene...
ALUNNO: Quindi?
PROFESSORE: Beh, ci sarebbe la destra sociale.
ALUNNO: Dice la Mussolini?
PROFESSORE: No... la Destra sociale! Quella che viene dall'M.s.i.. Tu lo saprai: come nella sinistra si è arrivati dal P.c.i. ai partiti estremisti minoritari di oggi, nella destra si è giunti fino alla destra sociale, che dovrebbereo essere quelli che si sono staccati da Fini dopo che quello ha rinnegato il fascismo.
ALUNNO (perplesso): Ah... Ok. Allora Pannella non lo vota?
PROFESSORE: Io lo seguivo quando diceva "la partitocrazia... e quello non va bene... poi nemmeno quest'altro". Poi ha detto di aver fatto abortire la compagna coscientemente. Hai captio? c-o-s-c-i-e-n-t-e-m-e-n-t-e! Te lo sai che io sono per la vita, SEMPRE. Quello ha fatto ammazzare una persona per cosa? Non poteva mantenerla con tutti i miliardi che prende? Aho! Ma scherziamo davvero?!
ALUNNO: Beh, è libero di scegliere...
PROFESSORE: Libero di cosa? Ma che legge idiota è? Se ci sono solo medici obiettori in ospedale li costringi ad ammazzare. Dove è la libertà?
ALUNNO: La legge dice che...
PROFESSORE (agitato): Ma lascia perde, io sono per la vita, ti basti questo.
ALUNNO: Ok ok. Non si arrabbi.
PROFESSORE: Ma poi che paese è questo qui: quello prende dieci miliardi, quello ruba, quell'altro si fa le leggi per se, quell'altro ancora vuole far entrare i clandestini.
ALUNNO: Lei lo sa, l'Italia è un paese un po' così...
PROFESSORE: Ma aho! Ora perchè hanno respinto due barche fanno tutto questo casino: e poverini, ma facciamoli venire da noi... Stiamo scherzando?! Se muori di fame ci muori a casa tua.
ALUNNO: Alcuni magari erano prfughi di guerra, e quindi...
PROFESSORE: Ora sono tutti profughi?! Si guarda quali sono i profughi e gli altri si mandano via
ALUNNO: Ma se si respinge le barche così a caso...
PROFESSORE: Ma lo sai che tra vent'anni quelli ci invadono tutti? Arrivano milioni e milioni, poi lo sai quelli sono strani, fanno diciotto figlioli a testa, che vengno tutti a rubare e a tirare coltellate.
ALUNNO: Forse esagera un po'.
PROFESSORE: Ma cosa esagero. Ma te non lo sai che tra dieci anni è tutto una moschea qui intorno? Vengono qui e ti impongono le loro usanze. Non ci sarà più il prosciutto, il salame e nemmeno il latte, perchè poi arrivano gli indiani che pensano che anche la mucca è sacra. Noi Italiani siamo più civili lo sai e loro invece accoltellano di qua e di la: ci ammazzano a tutti. E poi noi si fa a fatica un figliolo, loro li fanno venti all'anno: diventreanno più di noi.
ALUNNO: Non capisco in base a cosa dice questo, cioè secondo lei...
PROFESSORE: Ma te lo dico io che è così, te non li conosci. Sono tutti dei fondamentalisti che ammazzano. Per forza, vengono dall'aAfghanistan, dall'Iraq.
ALUNNO: Mah, più che altro da i paesi del nordafrica come il Marocco.
PROFESSORE: Boni anche quelli! Oltre a essere degli integralisti non hanno neanche voglia di lavorare. Fanno i vucumprà. Se non si chiude le frontiere qui c'è la guerra civile.
ALUNNO: Se si guarda lla storia sono sempre stati gli immigrati ad assumere i costumi di chi li ospitava e dopo periodi di conflitto si sono sempre integrati.
PROFESSORE: Ma cosa dici? Lo vedi in America che ci sono tutti i quartieri dei neri, sudici e dove ti accoltellano? Ma di cosa parli?
ALUNNO: Appunto in America hanno eletto un presidente nero.
PROFESSORE: Ma non c'entra niente. Li si odiano. Te non lo sai, ma quando sono andato io là, c'era una mia parente che appena ha visto un nero entrare nel parco gli ha detto di andarsene.
ALUNNO: Perchè?
PROFESSORE: Perchè era nero, lei è razzista. Insomma questo si è tolto il cappello e se ne è andato camminando indietro. Se capitava da noi ti tirava una coltellata.
ALUNNO: Non capisco come questa cosa si relaziona al discorso di prima, dove vuole arrivare?
PROFESSORE (paonazzo): Ma te se vengono in cento milioni li fai entrare?!
ALUNNO: E' un po' fantasia questa.
PROFESSORE (inviperito): Allora metti che duecento mila napoletani - dico quelli delle periferie, i peggio- vengano qui in maremma. Li fai venire?!
ALUNNO: Ma che le devo rispondere?
PROFESSORE (iracondo): Anche i napoletani mica hanno voglia di lavorare. Arrivano qui, gli danno gli alloggi popolari, vanno ad abitare in trenta in un appartamento, portano la droga. Quelli di qui mica sono in quel modo: tutta gente seria che lavora. Poi ci sono anche quelli che rubano e ammazzano ma sono solo quelli che si drogano. Tanto per dirne una: ero a fare la dichiarazione dei redditi e davanti a me c'era una che voleva il sussidio. Quella allo sportello li fa qualche domanda e lei risponde vaga. Da come parla capisco che è del sud. Allora quando gli viene chiesto che lavoro fa il marito risponde: Nulla. Allora gli chiedono dove abita: da suo zio. Suo zio che fa? Nulla. E aveva anche il bambino in braccio, hai capito? Questi lavorano in nero!
ALUNNO: C'è anche chi il lavoro in nero lo offre, a quanto pare quelli di qui.
PROFESSORE: Eh no, non mi garbano questi ragionamenti. Ora ci vorrebero dei bei dieci anni di dittatura, quella buona, così si mette tutto a posto.
ALUNNO: Sigh...
PROFESSORE: No un Hitler, no un MUssolini: due di uno e due dell'altro ci vorrebbero
ALUNNO: Ma...
PROFESSORE: No stai zitto, non mi piacciono i tui sistemi.
ALUNNO: Ma se non ho detto niente.
PROFESSORE: Ma io ho capito che ragionamenti fai. Ora fammi spiegare la lezione di oggi via.

Fine

domenica 31 maggio 2009

Pugilato e lotte di classe

Tante volte mi capita di fare associazioni libere tra quello che studio a scuola, quello che leggo su internet e quello che vedo in televisione. Bene, mi è ricapitato l'altra sera.
Il pomeriggio avevo studiato alcune pagine di Pasolini sulla società degli anni sessanta e settanta, in cui Pier Paolo si lamenta della omologazione borghese e interclassista degli italiani. Cancellare l'immenso mondo contadino e tutti gli antichi dialetti fu più feroce di tutto ciò che fece il fascismo. Pasolini dice poi che le uniche persone che gli interessano sono quelle che hanno fatto al massimo la quarta elementare, perchè chi ha una forma di cultura imposta e voluta dal Potere (ergo la società consumistica) è in qualche modo corrotto e impuro. Ovviamente questo non vale per chi ha una cultura altissima ma per il borghese medio.
Non riuscivo ad accettare posizioni che mi apparivano così datate e reazionarie finche non ho avuto l'idea di accendere la televisione. Era in onda Tetris dove si parlava di immigrazione e le due fazioni schierate non facevano altro che gridare e offendersi reciprocamente in una morbosa e collettiva ricerca del consenso. Una scena che mi ha fatto molta tristezza. Cambiando canale mi sono ritrovato su rai due, dove la Bignardi intervistava un campione del mondo del pugilato. Una persona umile, che ha avuto una vita sofferta, una famiglia difficile, un padre violento. Un ragazzo che ha conosciuto la povertà, la droga, la criminalità e l'obesità. Proprio quest'ultima l'ha spinto a entrare in una palestra, dove ha conosciuto un mondo nuovo fatto di fatica, sudore e intensa amicizia con i suoi allenatori e maestri, con cui ha stabilito un rapporto di amore paterno. Un uomo che è stato preso a schiaffi da un mondo e che è stato capace di trovarne e ricostruirne un'altro, fuori dai riflettori, dalle vie pieni di gente, da quelli che si rifiutano di accettare la propria condizione e volgiono sembrare diversi agli altri. Questo ragazzo ha preso atto del suo essere, di ciò che era e che era stato: una persona povera, con pochi affetti che cercava unica consolazione nella droga. Queste debolezze non ha voluto nasonderle o sbandierarle, non ha cercato di mimetizzarsi con le vesti e con gli atti sociali in quella classe media italiana ritratta e pompata dai media. Se ne è fregato delle risatine dei benpensanti.
Fatto ciò ha cercato la via della rivalsa, della rivincita, del riprendersi tutto ciò che non gli era stato concesso. Ma come può un persona della sua estrazione sociale riprendersi le dignità senza straniarsi e tentare di assomigliare ad altri? Lui ha scelto una palestra, duri allenamenti, il mondo dimenticato del pugilato, che non produce abbastanza denaro e quindi non esiste. Non ha voluto rapporti con molti ma l'amore di pochi. Il suo viso, le sue braccia, la sua storia bastavano a gridare la sua diversità a chiunque lo guardasse, non ha dovuto dimostrarlo.
Spesso si attribuisce dignità quando questa è riconosciuta da altri secondo degli schemi convenzionati. Non hanno quindi questa qualità i poveri, gli emarginati e tutti quelli a cui voltiamo le spalle. Se la possono conquistare solo se divantano altro: persone benestanti, con cui palrlare di cinema , di televisione, di poltica; solo se, insomma, accettano di entrare nel nostro mondo e accettare le sue leggi. Sono le regole della società dei consumi che mi raccontava Pasolini. Ma questo pugile non ha voluto scendere a compromessi, scegliere la via più semplice, che significava rinunciare alla prorpia dignità per una nuova dignità che non era sua ma di altri e quindi falsa e oscena. Ha capito che la dignità non è qualcosa a cui si può accedere attraverso un percorso stabilito, standardizzato; non è una prerogativa borghese. La dignità è una cosa che riguarda noi in quanto essere umani e la conquistiamo con il sangue e il sudore.
La straordinarietà di questo ragazzo sta nella sua semplicità e purezza, nella sua coerenza esistenziale, nella scelta di redimersi per se stesso e non per gli altri, nell'essersi riscattato facendo delle sue debolezza una forza straordinaria.
Sembrerà una specie di american dream o una storia di rivalsa sociale come tante altre ma in realtà è completmente diversa.
La sua dignità è ora assoluta e non relativa a questa o quella cultura lì (borghese, proletaria). Non ha mai rinnegato quello che è stato e ha accettato la realtà della sua condizione. Per questo è differente e, almeno per me, una persona di animo immenso.
Rispetto ai privilegiati che si scannavano su Tetris lui è un uomo puro, non corrotto e fedele a se stesso. Quindi un mito.

lunedì 25 maggio 2009

Beh se lo dicono loro...

Forse sarebbe il caso per tutti, per i politici e per gli osservatori, di capire finalmente il mutamento antropologico di questi anni. Un mutamento che parla di una cultura in libera uscita, non più proprietà privata di qualcuno. Che parla di un mondo in cui ognuno ha la possibilità (e la ricchezza) di pensare qualsiasi cosa senza per questo dover essere accusato di tradimento. È la google-generation. Un mondo in cui la politica non declina appartenenze ma opportunità. Non ideologie ma vita vera. Non semplicità ma complessità. Non passato ma futuro. In cui la politica non schiaffeggia con certezze di pochi ma accarezza con i dubbi di molti. Forse sarebbe il caso di cominciare a pensare che la politica non è mai acqua sporca da buttar via e bambini da salvare. Che la politica non è (e forse non è mai stata) una linea retta e continua. Che la politica, come la vita, è un eterno zigzagare alla ricerca di un destino tutto da costruire.



Ovviamente questo lo dicono i finiani

domenica 17 maggio 2009

Ooops

Oggi ho dato un'occhiata di sfuggita al giornale e ho intravisto il titolo:
"La Russa contro l'Unhcr: disumana o criminale"
Avendo frainteso una "i" di troppo ho pensato :
"Ma che importa a Medvedev di rovinarsi in questo modo la già lesa credibilità internazionale del suo paese?"
Poi mi sono detto che forse un'affermazione del genere ci sta in uno pseudo-totalitarismo come quello manovrato da Putin.
Poi ho riletto bene e ho sgranato gli occhi.

Dovrei smettrla di supirimi. Diciamolo.

sabato 16 maggio 2009

Lui sta bene

Al minuto 2:15 Chiambretti domanda a Ferretti: "Come mai lei ha 9 libri di Ratzinger?", chiedendo implicitamente i motivi della sua conversione.
La risposta di Giovanni Lindo è il più coerente possibile con il suo essere:
"Ho una passione per il cattivo gusto"


venerdì 15 maggio 2009

Teoria e prassi

Donald Draper dixit:

"La pubblicità si basa su un'unica cosa: la felicità. E volete sapere che cosa è la felicità? E' una macchina nuova. E' liberarsi della paura. E' un grande cartellone pubblicitario che ti dice che ogni cosa che tu faccia è ben fatta".


Ergo:


sabato 9 maggio 2009

Ma lo accantoniamo il buonismo per un attimo?

Il re­spingimento alle frontiere è un un’azione legittima di con­trasto all’immigrazione clan­destina prevista da tutti i do­cumenti Ue e dagli accordi in­ternazionali e praticata anche durante il governo di centro sinistra
Lo ha detto Fassino ai giornali. Ovviamente gli altri big del partito si sono dissociati da questa dichiarazione ribattendo sul carattere razzista che la politica di Maroni sta assumendo.
Prima di esprimermi su Fassino vi dico cosa ne penso della storia degli immigrati respinti onde evitare incomprensioni.
Sono ostinatamente convinto che le politiche di integrazione siano di gran lunga più etiche, giuste e incidenti dell'approccio leghista del levatevi dai coglioni. Bassta vedere i dati che indicano un raddoppio del numero degli immigrati rispetto all'anno precedente. Le persone non vanno mai respinte o cacciate a priori su base di pregiudizi di alcun genere. E' un atteggiamento stupido, da bambini che non vogliono ascoltare. E' necessario confrontarsi con un processo storico, non voltare le spalle; è un attegiamento che nei secoli si è sempre rivelato perdente. La terribile equazione immigrato=delinquente che si è imposta nello zeitgest italiano è indice dello stato politico, culturale e dell'informazione in cui è sprofondato il nostro paese. Sento molte persone che pronunciano "immigrato clandestino" come se parlassero di assassini o pedofili. E' una situazione che io deploro e non posso accettare.
Bene questo è ciò che penso io sul tema dell'immigrazione. Dovrei quindi non essere d'accordo con le affermazioni di Fassino. Bene, invece qui scatta il problema.
In politica si distinguono due piani: quello reale e quello comunicativo. Dopo quindici anni di B. credo che anche i più ostinati trozkisti abbiano capito la preponderanza del secondo ai fini del consenso elettorale. Consenso elettorale che poi si traduce in possibilità di governare e incidere sul piano reale. L'affermazione di Fassino non è solo esempio di realpolitik, ma anche un tentativo di venire incontro ai mal di pancia che ormai, di fatto, sono insiti nella società. So bene che è un lavoro duro fare del modesto populismo, ma sulla moralità e la politica mi sono già espresso. La sinistra deve imparare a fare un po' di demagogia, poi quando va al governo fa tutte le politiche integrative che vuole, può anche nazionalizzare le banche. Però al governo ci deve arrivare.

venerdì 8 maggio 2009

Questa cosa mi appassiona

Sempre sulla futile e morbosa questione del post precedente. Questo è ciò che ho detto a Wittgenstein:

De Bortoli mi ha lasciato perplesso. E’ vero che era giù di morale e forse insofferente a partecipare al teatrino allestito da Vespa, però doveva rivestire il ruolo del giornalista indipendente, quello che fa da contraddittorio. Dicendo a Berlusconi che non avrebbe dovuto andare al compleanno, ha servito un assist al Cav, che non si è lasciato sfuggire la succosa opportunità di riaffermare la sua avversione per le formalità istituzionali, proponendosi come distante da tutto quelo mondo di politici che gli italiani tanto detestano. Dicendo che non sarebbe lo stesso se non andasse a parlare con i cuochi, gli operai e la gente umile, si è proposto ai telespettatori (la cui maggior parte non brilla per autocoscienza critica) come l’impersonificazione dell’antipolitica, come quello che come lui disse “fa un lavoro che gli fa schifo” e lo fa, paradossalmente, per senso di altruismo. In questo modo si presenta alla gente come diverso dalla restante classe politica, anzi come migliore.
De Bortoli ha fatto la figura non del servo, ma del radical chic . Non volendo ha concausato una potente riaffermazione del Berlusconi “uno di noi”, e questo non va bene.

De Bortoli ha fatto il radical chic e B. l'italiano medio

In merito a B. da Vespa si è detto di tutto è di più. La maggior parte dell critiche su blog e giornali non le condivido, perchè non insistono sul ruolo determinante di De Bortoli come apripista per la sviolinata stile-amichetto-del-bar-sport che ha portato a B. 10 punti di consenso in più (tranquilli, si accumoleranno nelle prossime settimane). Visto che per me la questione è molto delicata e io non ho strumenti intellettuali per affrontarla propongo la cosa che più si avvicinaalla mia posizione. Così Gramellini:

In tv Berlusconi si è dipinto per l’italiano medio che è. Un padre troppo impegnato sul lavoro, ma che non si è mai dimenticato delle feste di compleanno dei figli, anzi, le ha «sostenute finanziariamente». Un marito distratto, ma capace di romanticismi occasionali e altamente spettacolari, come quando si travestì da nobile berbero per consegnare un gioiello alla «signora». La quale ora non vuole più saperne di lui solo perché si è fidata dei giornali di sinistra, i quali lo hanno dipinto come un depravato seduttore di minorenni, quando invece le cose sono andate così: Silvio era al Salone del Mobile di Milano, ma è dovuto scappare in anticipo per l’imbarazzo che gli procuravano i cori «Grande grande grande» dei fan. Atterrato a Napoli un’ora prima del previsto, ha ingannato l’attesa andando a farsi scattare quattro foto alla festa di compleanno della figlia di un amico. Se adesso la moglie non gli chiede scusa per aver dubitato della sua probità, lui cosa può farci, se non continuare a volerle «un mare di bene»?

In un mondo così meraviglioso e rassicurante c’è poco spazio per l’autocritica. E quando, nel passaggio più rivelatore della serata, Ferruccio De Bortoli, a nome della borghesia lombarda che fu, gli fa notare che un capo del governo non dovrebbe andare a feste di nozze e compleanni, il Premier del Popolo risponde: «Se non andassi ai matrimoni, rinuncerei a essere me stesso. Io parlo con i camerieri, i tassisti, i commessi. Ho un grandissimo rispetto per le persone umili». Applausi in sala e chissà quanti a casa. Questo divorzio minaccia di essere un altro terremoto: nel senso che, invece di togliergli voti, gliene porterà.

Non male anche il puntuale intervento di Leonardo

martedì 5 maggio 2009

Ma secondo me sono imbecilli

Gianni Alemanno se la prende anche con le serie televisive di successo come Romanzo criminale colpevoli, secondo lui, di alimentare atteggiamenti pericolosi tra i giovani. Visitando la scuola media nella borgata di Villaggio Prenestino, estrema periferia di Roma, nel cui cortile giovedì scorso un 15enne è stato accoltellato da un altro alunno di 14 anni, il sindaco della Capitale ha tenuto a sottolineare che non si tratta "di una criminalità organizzata, siamo a un altro livello, quello delle bande giovanili".

Quindi il primo cittadino ha parlato anche di modelli culturali che vengono veicolati alle giovani generazioni, puntando il dito sui programmi televisivi, in particolare la serie ispirata al romanzo di Giancarlo De Cataldo ambientata nella Roma violenta degli anni Settanta: "L'avevo detto fin dall'inizio che alcune operazioni culturali come la serie tv Romanzo criminale o altre simili non aiutano, hanno lanciato delle mode, degli atteggiamenti e dei modi di fare sbagliati. I giovani, invece non vanno lasciati da soli, faremo tutto il possibile per stare nelle periferie".
Fonte: Repubblica

La scusa che sono le arti figurative a genreare violenza non è solo errata, ma è anche stupida, populista e pericolosa. Ricordo che tempo fa la Mussolini ha cercato in ogni modo di censurare una canzone di Gino Paoli su una ragazza che viene violentata. C'è da aspettarsi che da domani mettano fuori commercio Pulp fiction.


lunedì 27 aprile 2009

Ciuf ciuf

Il mio rapporto con il Partito Democratico è fatto di molti bassi e pochi alti. Credo che ci sia ancora molto da fare per definirne la struttura e instaurare una vera alternativa al sistema di potere ancora conteso dalla nomenklatura di margherita e ds (soprattutto questi ultimi). Manca la volontà di creare una linea politica di sintesi, netta, che dia direttive del partito in materia di riforme economiche e sociali. Manca ancora il superamento di vecchi ideologismi. Permane invece la casta, il delirante centralismo romano, la gerontocrazia.
C'è da dire però che l'area della formazione è uno degli ambiti meglio curati del Pd. Lo si è visto nelle esperienze di Cortona e Amalfi, ma sopratutto nell'ultima iniziativa di "Un treno per l'Europa" a cui ho partecipato.
Quattro giorni su un treno che ha toccato le città di Parigi, Berlino, Praga e Venezia, all'interno del quale si sono svolti diversi corsi sull'Europa. Io ho partecipato a quello di "Geopolitica europea", tenuto da Fabrizio Maronta, redattore della rivista Limes e assistene a Roma Tre. Ci sono state anche conferenze nelle quattro città, i cui relatori erano personaggi del calibro di Ingo Schulze, Jacques Delors, Michel Rochard e Arnost Lustig.
La cosa principale che ho capito è che l'Europa non ha una coesione politica perchè i suoi padri fondatori credevano che quest'ultima scaturisse per gemmazzione dall'aspetto economico. Facciamo l'europa economica, e faremo l'europa politica. Questa "arroganza intellettuale" era figlia di un europeismo ideologico secondo cui uno dei fini della storia fosse l'europa unita, conseguenza necessaria di un'emancipazione di egoismi e nazionalismi. Non solo è mancata la capacità di realizzazione, ma anche l'elaborazione teorica di un europa geopolitica (unitaria? federale? cofederale?).
Al di là di tutte le conferenze e corsi l'aspetto più formativo di questa iniziativa è stato l'incontro. Su 400 ragazzi ho avuto occasione di conoscere molte persone che lavorano nell'organzzazione giovanile, consiglieri comunali in erba e anche stretti collaboratori dei dirigenti.
L'impressione generale è quella di un cospicuo gruppo di giovani molto preparati, che pensano liberamente e intelligentemente, che hanno grandi idee e molte proposte, carichi di energie e forze da spendere. Condividono critiche costruttive al partito e ognuno rivendica le istanze del proprio luogo.
Non mancano certo i famosi "giovani vecchi", ragazzi nati dopo il crollo di Berlino che vaneggiano un monolateralismo da P.c.i. e sostengono candidature al congreso di vecchissimi della politica. C'erano anche persone di pochezza intellettuale, già inquadrate in logiche partitiche; quella che definiremmo la nuova casta, i rampolli dei potenti.
Non vi so dire in quale percentuale i bravi e i cattivi fossero presenti, ma io rimango ottimista.
Ricordi più belli: il cappottamento del taxi a un metro di distanza, la notte sulla metro di Berlino, le verbosissime nottate in treno a discutere sul conflitto arabo-israeliano, la birra di Praga.
La cosa più brutta è stata tornare nel mio mondo provinciale, e nella mia scuola. Ma resisterò.
Ore di sonno perdute: 54

mercoledì 15 aprile 2009

B (a stream of consciousness)

Ha miliardi di soprannomi e appellativi dispregiativi, è sulla bocca di tutti, è il primo ministro, l'uomo più ricco del paese, il più amato, il più odiato, il più invidiato, il più idolatrato, il più sbeffeggiato. Berlusconi si è ormai trasformato nel più significativo prodotto pop dell'ultimo trentennio. Come dicono è più simile al barattolo di pomodoro Campbell's che a un dittatore novecentesco, e questo perchè la sua affermazione politica è avvenuta non per via o con mezzi coercitivi ma attraverso la pubblicità, democraticamente, secondo i dettami della società dei consumi. Su di lui si è detto di tutto, anche che è la sinistra storica nella fase senile, ma resta oggetto di mistero e interesse. E' un concentrato di tutto ciò che puoi trovare in Italia, dalla cafonaggine all'arrangiarsi per vie quasi-legali. E' al vertice di tutto e in rapporto di amore-odio con ogni italiano, che vede in lui i mali di un popolo e che quindi non può condannarlo in toto in quanto incarnazione dello zeitgeist. L'avversione nostra, di quelli che lo detestano, non è altro che la rabbia di Calibano che vede il suo volto riflesso nello specchio.

domenica 12 aprile 2009

Bigotti

Ieri mi è capitato di leggere sul giornale una cosa che non sapevo di pensare anche io. Si parlava dello sciopero della Cgil e delle dichiarzioni di Epifani e si diceva che quando si spara cifre a caso bisogna farlo con aria sicura e sfrontata e non con un atteggiamento fantozziano, con i diti intrecciati. Altro problemone di quel magma indistinto catalogato come Sinistra, il mentire. Che poi questa storia della superiorità morale della sinistra è una paraculata, uno specchietto per le allodole. Nella sostanza la politica è una sfera completamente separata da quella dell'etica e per qualsiasi partito l'attività principale rimane il districamento in una pozza di merda e sangue. Non mi sembra il caso di rileggere Machiavelli visto che se lo è inventato proprio Gramscione nostro. E' una questione di volontà. L'arte della menzongna non vuole essere assimilata dalla rive gauche per qualche rigurgito di idealismo etico, mentre sull'altra sponda si assiste a capolavori di propagandismo secondo il semplice assioma hitleriano del "ripetere tre volte una bugia perchè diventi verità". Se poi il solo momento in cui si conserva una dose di sincerità e moralismo è la dichiarazione davanti al tipetto dell'Ansa allora si che è una bella ipocrisia. Nelle realtà comunali, provinciali, regionali e nazionali si asiste a sciacallaggi e genocidi politici che con la moralità non hanno niente a che fare. Se veramente qualche organizzazzione sindacale o partito, che magari vuole essere rappresentante di tutti i mancini d'Italia, vuole vivere secondo vita etica, cominci a dichiarare le cazzate ai giornali e a sparare cifre astronomiche sulle manifestazioni, con convinzione e sicurezza berlusconiane, e al contempo darsi l'imperativo categorico del bene etico nelle dinamiche interne e nell'esercizio amministrativo.

martedì 7 aprile 2009

Se non ti snobba Ferrara...

Se neanche il Foglio lo snobba, ma anzi lo paragona a una lezione di filosofia, vuol dire che X Factor ha qualcosa in più degli altri programmi.

p.s.: diciamocelo, in più ha semplicemente Morgan

Incomprensioni

"Andiamo a vedere Gran Torino?"

"Ma è un film sulla squadra del Torino che morì in un incidente aereo?"

sabato 4 aprile 2009

L'ultimo compagno

Ogni giorno dice cose più stupefacenti e sulla-mia-stessa-lunghezza-d'onda e io non ho ancora postato il video in cui gli faccio una domanda (minuto 25:50) e lui mi risponde anche? Riparo subito alla questione


venerdì 3 aprile 2009

Mah...

E' accaduto ciò: Noemi e Juri sono andati allo spareggio e la Maionchi ha eliminato Noemi. Ora io non ho niente contro questo ragazzetto bravo bravo, bresciano breaciano e buono buono, ma, qualche puntata fa, mentre lui cantava la sua versione sputicchiata in italiano di una canzone a caso delle 10mila che passano su mtv, di cui vi metto il testo (ma il video no!):

E' sfolo un sfogno
ma sfembra pfroprio la realtà
mi manca il resfpiro
è mi manca tanto anche lei
occhi chiusfi e immagino
i sfuoi piedi nudi che nel buio danzano
lei di notte vola qui
[...]

Domani mi sfveglierò
Domani non sfarai qui

Noemi invece cantava questa cosa qui:



Ebbene si, avete letto bene, hanno passato quello che sputicchia.

L'indie non fa più figo ma tant'è

Se ti piacciono i My bloody Valentine e non pui fare a meno delle melodie dei Pavement prova questo:


W canale 5

Erano anni che non vedevo il Grande Fratello, da quando c'era la Bignardi che ora fa programmi sensazionali. Non è che non lo guardo perchè io so troppo bravo per queste cose, io non mi confondo con 'ste bassezze, o altre falsità. Non lo guardo perchè il giovedì solitamente vado al cinema. Direi che le migliori innovazioni, oltre alle siliconate, sono senza dubbio i momenti in cui vengono fatti vedere agli appena eliminati i video degli altri concorrenti che li insultano nel confessionale e parlano male di loro. Dopo ciò vengono messi su di uno sgabello davanti a una scalinata piena di queste persone che avevano detto cattiverie sul loro conto e cominciano gli urlini e le invettive. Ci si fogano proprio. Io pensavo che tutto ciò fosse un applicazione delle teorie della De Filippi per cui più forte due formose ragazzine si picchiano più alto è il riscontro dell'auditel, ma forse ero piccolo quando cominciò il Gf e non ricordo che tutto nacque lì, dopo aver rinchiuso 20 persone in 4 mura.

domenica 1 marzo 2009

Mi dai un La?

Premetto che X-factor è uno dei migliori reality/talent show che si veda di questi tempi e che ha il merito immenso aver spostato l'attenzione di un considerevole numero di teledipendenti da scureggie e rutti a belle canzoni pop. Quello che mi duole è che ora sono tutti saputoni, esperti di musica e di canto. L'altro giorno ero alla fermata dell'autobus e sento due ragazzetti, di 15-16 anni, che parlano della puntata della sera prima e dicono cose tipo:

- Hai sentito il duetto di Ambra Marie con Morrison? Nettamente superiore alla Furtado!

- Enrico mi ha molto emozionata, l'interpretazione della canzone mi ha fatto piangere per ore consecutive

- Sicuramente Andrea ha stonato per tre volte, al minuto 1.12 della prima canzone, 0.56 della seconda e 0.13 della terza

- La fase del pre-eco di Noemi ha supplito alla sua mancanza di timbro, forse dovuta a una leggera perdità di tensione delle corde vocali

- Il cambiamento di tonalità nell'arrangiamento che ha fatto Morgan era scontatissimo e ottenuto solo con il variamento di un accordo maggiore di settima con uno minore

- La timbrica tonale e vocale dell'espressione swingeggiante era un po calante nelle armonizzazioni dei Farias, che hanno fatto fatica a raggiungere un Si bemolle nella tonalità di Sol

E poi mi pare che i concorrenti (tutti molto bravi) vengano un po' troppo pompati dai giudici, magari per farli gasare o per dare l'impressione al pubblico che siano talenti geniali, quando invece sono ottimi professionisti.



mercoledì 11 febbraio 2009

Ontologia della mia generazione

Su Facebook è pieno strapieno di gruppi stile "I nati negli anni '80" o novanta. Ovviamente ognuno di questi gruppi rivendica il proprio decennio come il più bello e denso di avvenimenti e ci sono foto e tutta una serie di nostalgici riferimenti a quel periodo. Stupefacente è come questo decennio viene rievocato. Se il gruppo fosse "I nati negli anni 30" o anche quaranta, seguirebbe un elenco di eventi storici, che sono stati costantemente il metro per misurare il procedere del tempo. Ma dopo che la storia è stata soppiantata dai fotoromanzi prima e da Happy Days poi, le vecchie categorie non bastano per la generazione postmoderna. Allora quali sono i punti di riferimento di un epoca, le coordinate che ci permettono di di distinguerla dalle altre, e che tutti quelli che sono vissuti in essa possono riconoscere istantaneamente? Ovviamente gli oggetti, sono loro i denominatori comuni di una generazione. Se infatti si va alle descrizioni di questi gruppi, si legge che chi è nato negli anni novanta appartiene alla generazione de "le carte dei Pokèmon, il Game Boy, le Lego, le Big Babol, lo Yo-yo" et cetera. Forte potere ricreativo lo hanno anche i cartoni animati di Bim Bum Bam e Solletico, o, in misura minore, eventi storici come l'undici settembre. Ma con gli oggetti è diverso. Se mi chiedessero la prima cosa che mi viene in mente della mia infanzia o preadolescenza risponderei sicuramente "I pupazzetti di Batman". E credo di sapere perchè non penso invece ad una canzone o un cartone animato. I miei bat-pupazzini non li guardavo soltanto, ma li maneggiavo, tiravo, rompevo, ovvero interagivo con loro. C'era un rapporto dialettico. C'era una certa fisicità. Mi ricordo come apparivano alla vista, ma anche al tatto, il rumore che producevano, e talvolta addirittura l'odore e il gusto. Sicuramente, essendo bombardati dalla pubblicità, siamo stati fortemente influenzati dai colori e dalle forme degli oggetti e la loro presenza nella nostra vita è sempre stata costante. Rievocando un oggetto scomparso - come le manine appiccicose della patatina San Carlo - si riporta alla mente anche il periodo in cui questo oggetto veniva pubblicizzato e da noi comprato, utilizzato, manipolato e quindi viussuto.



p.s.: Il video è fatto male, ma può rendere l'idea di ciò che ho detto.

domenica 18 gennaio 2009

Un romantico a Milano

Ho letto "La Vita Agra" di Bianciardi. E' un grande libro.
Il video sotto lo fece Luigi Silori nel 1962 (data di uscita del libro), quando in Italia c'era il boom economico e nei sottofondi dei servizi televisivi mettevano Charlie Parker.


giovedì 8 gennaio 2009

Decadentismo

Al rientro a scuola ho notato che il portone d'ingresso era sfasciato e che una fasciatura di scotch lo teneva in piedi. Al primo piano ho notato che dell'acqua usciva dalla porta del bagno dei maschi, e che i rubinetti erano intasati. Arrivato davanti alla porta di classe non riuscivo a entrare; dopo qualche secondo ho realizzato che non c'era la maniglia. Finalmente entrato mi accorgo che sul davanzale della finestra accanto a me ci sono pezzi di cornicione in cemento. Non capivo la relazione tra questi avvenimenti fino a che il porfessore di scienze è entrato in classe e ha detto che la Dc è stato il più grande partito comunista italiano. A quel punto ho capito che ero tornato nel mio amato Liceo e ho cominciato ad appisolarmi.