sabato 1 novembre 2008

L'etilico pessimismo cosmico

C'è Lorenzo che parla con me dell'università, di come si trova bene a vivere senza i genitori, ad avere totale libertà e indipendenza. Dice che gli anni del liceo sono belli, ma quelli dell'università lo sono di più. I dico si, è vero, ti credo, il ciclo che sto chiudendo è stato importantissimo per la mia formazione, non solo come studente, ma come presona. E lui dice che quest'anno (la quinta) sarà quello che passerà più velocemente, ma anche quello dove ci saranno più conflitti nella classe. E io gli dico si, cazzo, è stravero. Sono finiti anche i sorrisetti ipocriti, ora ognuno pensa a sè, a soddisfare l'angosciosa scommessa, a dirsi "è fatta" con ghigno di re. C'è animosità ed è morto il senso di altruismo che forse non c'è mai stato. Se qualcuno salta un interrogazione e il professore dice che non importa, che lo interrogo la prossima volta, quello viene comunque ricoperto di invettive e offese. E' importante solo quel voto finale in centesimi. L'altro mi dice che in fondo siamo tutti degli individualisti e che nelle situazioni più pressanti ci mostriamo per quello che siamo veramente. Ma no, non ci credo, non voglio, se la metti così, in una prospettiva cosmica, è brutto, bruttissimo. Non ci possiamo solo realizzare in noi stessi , ci servono gli altri, serve l'Io nel Noi. Ma ti sembra che ora si cerchi di essere persone o personaggi, mi dice. Ma è una fase storica, non assoluta. Si, è una fase storica, ma per noi assoluta. E io dico che questo nichilismo etilico da sbato sera non mi piace, che è meglio chiudere la discussione. E lui no, ognuno pensa a se perchè il pensare per gli altri è fallito, perchè nessuno si sente più parte di un ideologia, di un sogno, di qualcosa che trascenda la propria finitudine, che lo faccia sentire grande; la società non ci vuole, ci ripudia, fa a meno della nostra forza biologica, della nostra volontà di potenza, e noi ripieghiamo su noi stessi, presumendo di creare un mondo nuovo, che appartiene solo a noi, di cui siamo il centro vivificatore. E non riuscendoci muoriamo.

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