venerdì 8 maggio 2009

Questa cosa mi appassiona

Sempre sulla futile e morbosa questione del post precedente. Questo è ciò che ho detto a Wittgenstein:

De Bortoli mi ha lasciato perplesso. E’ vero che era giù di morale e forse insofferente a partecipare al teatrino allestito da Vespa, però doveva rivestire il ruolo del giornalista indipendente, quello che fa da contraddittorio. Dicendo a Berlusconi che non avrebbe dovuto andare al compleanno, ha servito un assist al Cav, che non si è lasciato sfuggire la succosa opportunità di riaffermare la sua avversione per le formalità istituzionali, proponendosi come distante da tutto quelo mondo di politici che gli italiani tanto detestano. Dicendo che non sarebbe lo stesso se non andasse a parlare con i cuochi, gli operai e la gente umile, si è proposto ai telespettatori (la cui maggior parte non brilla per autocoscienza critica) come l’impersonificazione dell’antipolitica, come quello che come lui disse “fa un lavoro che gli fa schifo” e lo fa, paradossalmente, per senso di altruismo. In questo modo si presenta alla gente come diverso dalla restante classe politica, anzi come migliore.
De Bortoli ha fatto la figura non del servo, ma del radical chic . Non volendo ha concausato una potente riaffermazione del Berlusconi “uno di noi”, e questo non va bene.

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